Nel Lazio cinque Comuni non rispettano le norme sul diritto alla spiaggia libera
Quarta giornata per la Goletta Verde di Legambiente nel Lazio. Dopo le iniziative dedicate nei giorni scorsi a energia, rifiuti sulle spiagge e depurazione, è la volta dello studio “Spiagge libere nel Lazio 2020”.
La legge regionale 8 del 2015 (“Disposizioni relative all’utilizzazione del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative”), approvata nella precedente consiliatura, recita chiaramente e senza discussione che “I Comuni sono tenuti a riservare alla pubblica fruizione una quota pari ad almeno il 50% dell’arenile di propria competenza” (art. 7). Secondo gli ultimi dati disponibili, pubblicati proprio da Regione Lazio e analizzati dai tecnici di Legambiente Lazio, tra i 24 comuni costieri sono cinque quelli dove questo limite viene oltrepassato: Roma (Ostia), San Felice Circeo, Terracina, Sperlonga e Minturno.
A Ostia (Roma) sono date in concessione a stabilimenti il 51,2% delle spiagge, a San Felice Circeo (Latina) il 50,2%, a Terracina (Latina) il 54,6% dell’intero litorale (dato sul quale sono in corso specifici approfondimenti a cura del circolo locale di Legambiente in collaborazione con il Coordinamento nazionale Mare Libero), a Sperlonga (Latina) il 63,2% e a Minturno (Latina) il 55,1%.
Anche a Nettuno (Roma) le spiagge concesse sono il 64,31%, percentuale che si abbassa al 41,5% e dunque rientrando in quella prevista dalla normativa, solo grazie all’arenile dell’area militare di Torre Astura dove, secondo la convenzione con Ministero della Difesa, è consentito l’accesso in 1.800 metri di spiaggia nei mesi di luglio e agosto e nei fine settimana.
“In cinque comuni non viene rispettata la norma regionale e lì sono meno della metà le spiagge libere sul litorale – afferma Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – in questi luoghi si calpesta il diritto sacrosanto delle persone di poter andare in spiaggia senza dover pagare e, a cinque anni dall’approvazione della giusta legge regionale, è incredibile che non si sia riusciti a farla rispettare o che non si sia voluto. I Piani comunali di utilizzazione degli arenili, strumento attraverso il quale ciascuna amministrazione avrebbe dovuto correggere eventuali eccessi di concessione, non sono stati redatti o approvati nonostante una norma giustissima e chiara come il sole”.
Il record negativo assoluto nel Lazio, in termini di continuità di litorale senza alcuna spiaggia libera, è di Roma, a Ostia in quello che proprio i dossier di Legambiente nel 2008, ribattezzavano il “Lungomuro”, nel tratto che va dal Canale dei Pescatori alla spiaggia libera di fronte al Camping Castelfusano: quasi 3,5 km (per l’esattezza 3.450 metri lineari) di lungomare dove ci sono decine di stabilimenti uno dopo l’altro.
“Nel litorale di Roma è evidente l’eccessivo numero di stabilimenti balneari ed è chiaro che non sarà di certo il PUA in corso di approvazione, poco incisivo, a riportare la normalità – continua Scacchi – la quasi totalità delle spiagge libere romane sono nella magnifica area di Castelporziano e Capocotta, mentre nell’area urbana c’è una continuità assurda di concessioni e piccole spiagge libere che si contano sulle dita di una mano.
“Il record di tre chilometri e mezzo senza spiagge libere e senza alcun varco per raggiungere il mare – conclude il presidente di Legambiente Lazio – è la conseguenza del lungomuro che ancora esiste, perché in tanti, negli anni, hanno permesso che fosse eretto e perché oggi si continua a non fare niente per abbatterlo”.
In foto: le strutture balneari continue a Ostia nel tratto di 3.450 metri senza alcuna spiaggia libera