Goletta Verde

Blitz di Goletta al largo della costa dell’area Flegrea per dire No al cemento nei Campi Flegrei

In occasione della tappa campana, Legambiente presenta il dossier “Rischio vulcanico e bradisismo nei Campi Flegrei. Sicurezza, innovazione, e partecipazione per il futuro sostenibile del territorio”   

Al centro i dati su consumo di suolo, insediamento abitativo e qualità degli edifici e l’analisi storica riguardante area flegrea, in particolare i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Giugliano e Quarto  

Nove le proposte che l’associazione ambientalista rilancia e incentrate su sicurezza,  

innovazione e partecipazione: dallo stop al consumo di suolo alla riqualificazione del patrimonio pubblico e privato per arrivare alla promozione dell’allargamento del Parco dei Campi Flegrei  

E al suo riconoscimento come Geoparco Globale dell’UNESCO 

Blitz di Goletta Verde, questa mattina, al largo della costa dell’area Flegrea per dire “Stop al consumo di suolo e alla cementificazione nei Campi Flegrei”. Sulla storica imbarcazione di Legambiente lo striscione “No al cemento” per lanciare un messaggio forte e chiaro al Governo e chiedere interventi seri e strutturati a livello regionale, insieme ad una nuova strategia di governo del territorio che garantisca a tutti sicurezza e sviluppo sostenibile.  

Si è aperto, così, il secondo giorno della tappa campana di Goletta Verde di Legambiente, in viaggio lungo la Penisola per monitorare lo stato di salute di mare e coste. Oltre al blitz, e a dieci mesi dall’acuirsi dell’emergenza bradisismica a cui lo scorso 2 luglio è seguita l’approvazione del nuovo Decreto-legge per affrontare il rischio vulcanico e bradisismo nel Campi Flegrei, Legambiente ha presentato oggi anche il suo nuovo report dal titolo “Rischio vulcanico e bradisismo nei Campi Flegrei. Sicurezza, innovazione, e partecipazione per il futuro sostenibile del territorio con i dati sul consumo di suolo, insediamento abitativo e qualità degli edifici, e un’analisi storica riguardante l’area flegrea, in particolare i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Giugliano e Quarto. Un’area, quella dei Campi Flegrei, che paga lo scotto dell’aumento del carico insediativo – in questi 50 anni, ⅕ dell’incremento demografico della Provincia di Napoli (ca. 280.000 abitanti) si è concentrato nell’area tra Pozzuoli e Quarto, con aumenti della densità abitativa fino a 3500 ab/Kmq. (Fonte: Dati ISTAT, comuni italiani e tuttitalia.it); della crescita dell’abusivismo edilizio – nella provincia di Napoli tra il 2004 e il 2022 sono stati eseguiti 1641 abbattimenti di abusivismi edilizi. Le ordinanze non eseguite superano le 14mila (dati dossier Abbatti l’abuso) – l’assenza di una adeguata pianificazione territoriale e urbanistica, il perdurare del Commissariamento Straordinario. Per Legambiente sono questi i principali elementi critici che si sono registrati nei Campi Flegrei dopo le due emergenze. 

Per Legambiente questa nuova emergenza, peraltro partita già dal 2005 con progressivo aggravamento sino a quello accelerato degli ultimi due anni, deve essere affrontata in maniera completamente diversa dalle due precedenti (1970-1972, 1983-1984), soprattutto alla luce delle conoscenze scientifiche di oggi, dell’innovazione tecnologica e digitale, degli strumenti di monitoraggio, dei tanti modelli di indagine che sono stati sperimentati e validati: non è più possibile che le scelte politico-strategiche e soprattutto di governo del territorio non siano imperniate sulle indicazioni che pure il sistema di protezione civile produce”. Per questo l’associazione ambientalista nel dossier ha anche sintetizzato nove proposte – stop al consumo di suolo, attenzione al programma di riqualificazione del patrimonio pubblico e di quello privato esistente, supporto al settore produttivo, open data nell’informazione, trasparenza negli atti e nelle procedure, ricorso e supporto a processi partecipati,  monitoraggio delle azioni istituzionali e delle ricadute delle misure di semplificazione pianificazione urbanistica regionale, metropolitana e comunale, richiesta dei piani emergenza comunale e della loro effettiva operatività, promozione dell’allargamento del Parco dei Campi Flegrei e suo riconoscimento come Geoparco Globale dell’UNESCOcon cui chiede di accompagnare istituzioni, imprese e soprattutto cittadini nella gestione delle attività previste, inquadrandole nella visione strategica della corretta gestione del rischio vulcanico.  

“Oggi Goletta Verde con questo blitz a largo della costa dell’area Flegrea – commenta Stefania Di Vito, portavoce di Goletta Verde – ha voluto ribadire un messaggio importante, stop alla cementificazione nei Campi Flegrei – Se continuiamo a costruire senza una reale ed efficace pianificazione territoriale e urbanistica saranno i cittadini e le cittadine a pagare un prezzo altissimo per le scelte scellerate delle istituzioni. Legambiente continua a ribadire che bisogna affrontare le nuove emergenze sfruttando le moderne conoscenze scientifiche e tecnologiche, affiancate da un monitoraggio attento e costante”.    

“A corollario delle criticità che abbiamo evidenziato nel dossier – commenta Anna Savarese, direttivo Legambiente Campania –  in Campania perdura, e invece va assolutamente superato ad horas, il trattamento differenziato e discriminante riservato ai tre vulcani Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia, che, sebbene risultino paritariamente “quiescenti ma ancora attivi”, non hanno irragionevolmente ricevuto le stesse dovute attenzioni rispetto alla definizione della perimetrazione, del piano di emergenza e del blocco dell’incremento del carico insediativo” 

Ad oggi per il Vesuvio risultano essere stati definiti la perimetrazione, il piano di emergenza e, fino allo scorso aprile il vincolo all’incremento del carico insediativo disposto con la Legge Regionale 10 dicembre 2003, n. 21, purtroppo incomprensibilmente in parte sconfessato dalla recente L.R. 5/2024 che autorizza il recupero abitativo dei sottotetti Diversamente, per i Campi Flegrei pur essendo stati definiti perimetrazione e piano di emergenza, manca ad oggi il vincolo generale all’incremento del carico insediativo. Per la riduzione del rischio vulcanico dell’isola d’Ischia, infine, non è stata ancora elaborata alcuna strategia (perimetrazione, piano di emergenza, vincolo all’incremento del carico insediativo), tranne che per l’area dei tre comuni (Casamicciola, Forio d’Ischia e Lacco Ameno) dove l’azione del commissario Legnini ha previsto anche interventi di delocalizzazione da aree a rischio.  

“Inoltre – prosegue Savarese di Legambiente – occorre assicurare il più sollecito necessario allineamento tra i suddetti strumenti minimi di gestione delle problematiche da adottare con dispositivi nazionali. Inoltre, stante l’irriducibilità del rischio vulcanico, per tutti e tre i complessi occorre pianificare anche il decremento del carico insediativo, unica modalità per ridurre il rischio e rendere fattibile l’evacuazione”.  

Il dossier in numeri: Nei comuni interessati dall’ emergenza si è continuato a costruire, in modo legale e illegale, e gli insediamenti sono andati crescendo, un magma di cemento parallelo al silenzio dei vulcani.  

L’ultimo Rapporto Ispra sul Consumo di Suolo 2023 ci presenta un dato medio di suolo consumato pari al 31,14% della superficie territoriale con punte che arrivano al 52,85% a Monte di Procida e al 43,25% a Quarto e incrementi ancora positivi (in media il 2,42%) dal 2006, con un totale di suolo consumato di ca. 410 ettari in un territorio a forte vocazione agricola e naturalistica.  

Passando invece ai dati sul patrimonio edilizio residenziale, al netto delle abitazioni abusive, si registra nel rapporto tra numero di abitazioni e numero di famiglie, un consistente numero di abitazioni vuote, addirittura di ca. il 18% sul totale. Il fatto che probabilmente si sia costruito troppo o che, a fronte delle delocalizzazioni, gli alloggi evacuati siano poi rimasti sul mercato immobiliare, forse anche animando quello delle seconde case o destinate ad attività ricettive, trova conferma nella consistenza degli edifici realizzati dopo il 1980, cioè dopo la seconda grave emergenza: ben il 44,53% della nuova edificazione avviene dopo il 1980 con punte del 58,32% a Giugliano in Campania, del 47,69 a Quarto e del 42,76% a Pozzuoli.  

Ancora più grave è il dato che dimostra che proprio nel ventennio 1971-1900, quello che include entrambe le precedenti, emergenze, quasi raddoppiano gli edifici residenziali, con un incremento complessivo del 48,90% e con punte del 55,04% a Giugliano e intorno al 50% sia a Pozzuoli che a Quarto. Il dato confortante, almeno stando ai censimenti ISTAT e ovviamente con dati precedenti all’attuale emergenza, è che lo stato degli edifici risulta per l’83,45% tra ottimo e buono, per il 15,80% mediocre e appena per lo 0,75% pessimo.  

Piani di Protezione Civile comunale: La mancata attenzione al rischio vulcanico e in generale alla protezione civile, si riscontra anche nell’analisi della dotazione dei piani di protezione civile comunale. Essi sono un obbligo di legge e soprattutto devono non solo essere redatti, ma anche resi operativi a partire dalla corretta comunicazione alla cittadinanza, con riguardo ai diversi settori (cittadini, imprese, strutture ricettive, operatori sanitari, addetti ai trasporti, ecc.) e ai target di cittadini (anziani, bambini, disabili, stranieri, ecc.). Desumendo lo stato dei Piani direttamente dai siti dei comuni indagati, si registra una valutazione che parte da un livello Buono per i Comuni di Pozzuoli e Bacoli, un livello mediocre pe Monte di Procida e Quarto, ravvisando lacune evidenti sul fronte della comunicazione e informazioni diffusa e capillare ai cittadini. Livello scarso per il Comune di Giugliano. 

Le 9 Proposte di Legambiente: elenco completo.  

  1. stop consumo suolo, no a nuovo cemento per bloccare la crescita insediativa e ridurre il rischio con la riduzione della popolazione esposta, strategia che deve estendersi dai Campi Flegrei agli altri due complessi vulcanici, Vesuvio e Isola d’Ischia; 
  1. superamento della visione circoscritta alla sola area a rischio bradisismo estendo le prescrizioni connesse al vincolo all’incremento del carico insediativo almeno alla zona rossa a rischio vulcanico;  
  1. attenzione al programma di riqualificazione del patrimonio pubblico e di quello privato esistente e ai criteri di “accesso” ai fondi a seguito del completamento dell’analisi di vulnerabilità e delle comunicazioni dei Comuni degli esiti di detta analisi ove già disponibili; si ritiene necessario garantire priorità gerarchica ai soggetti beneficiari risultanti in verificate condizioni di indigenza o ristrettezza economica, con progressiva riduzione in proporzione al più elevato reddito effettivamente rilevato. Analoga richiesta si formula con riguardo ai destinatari di Contributi per l’autonoma sistemazione; 
  1. supporto al settore produttivo, in tutti gli ambiti, imprenditoriale, agricolo, commerciale, turistico, enogastronomico, culturale, scientifico, con il conseguente mantenimento dei livelli occupazionali perché la riduzione del carico insediativo di residenti non deve compromettere lo sviluppo dell’area che deve continuare ad accogliere visitatori, turisti, studiosi, scienziati, ecc.; 
  1. open data nell’informazione, trasparenza negli atti e nelle procedure, ricorso e supporto a processi partecipati per le scelte strategiche istituzionali (ministero, commissariato, regione, città metropolitana, comuni) anche per individuare un’adeguata strategia di medio-lungo termine volta a diminuire il carico insediativo nell’area a rischio, anche con riferimento a possibili percorsi volontari di delocalizzazione; 
  1. monitoraggio delle azioni istituzionali e delle ricadute delle misure di semplificazione, accelerazione e derogatorie. Occorre distinguere, infatti, soprattutto con riguardo alle opere pubbliche ereditate dal nuovo Commissario e a quelle previste dal PNRR tra strumenti di semplificazione e di accelerazione rispetto al regime derogatorio, che è cosa ben diversa ed è stato nel passato d’incentivo alla realizzazione di opere non sempre connesse con la riduzione del rischio vulcanico, o anche sismico e bradisismico 
  1. pianificazione urbanistica regionale, metropolitana e comunale corredata dalle analisi dei geo-rischi e integrata e con i piani di protezione civile e orientata al riequilibrio tra aree costiere e aree interne per uno sviluppo policentrico e diffuso nella regione;  
  1. richiesta dei piani emergenza comunale e della loro effettiva operatività, un obbligo di legge averli, un dovere morale che la cittadinanza li conosca, con adeguamento della comunicazione ai diversi settori (cittadini, imprese, strutture ricettive, operatori sanitari, addetti ai trasporti, ecc.) e target di cittadini (anziani, bambini, disabili, stranieri, ecc.); 
  1. promozione dell’allargamento del Parco dei Campi Flegrei e suo riconoscimento come Geoparco Globale dell’UNESCO per rafforzare il collegamento con Napoli e per valutare le ricadute, in particolare su Bagnoli, positive se volte a ridurre il rischio, negative se utilizzate per accelerare e semplificare gli incrementi edilizi previsti dal Programma di Risanamento Ambientale e di RIgenerazione Urbana (PRARU). 

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