Goletta Verde

Un secco no alla riconversione a gas della centrale a carbone di Brindisi. Si investa nelle rinnovabili per creare nuova occupazione green

È assolutamente inaccettabile che di fronte all’emergenza climatica il Governo continui a puntare su una fonte fossile, in sostituzione di un’altra fonte fossile. È il caso della centrale Enel a carbone di Brindisi, dove al phase out del carbone atteso entro il 2025, è stata annunciata la riconversione a gas dell’impianto. L’Accordo di Parigi, gli obiettivi di decarbonizzazione, l’urgenza della crisi climatici ma anche l’emergenza sanitaria richiedono invece, da parte di tutti gli Stati del Mondo, Italia compresa, un cambio di rotta forte e innovativo che deve vedere il settore energetico protagonista di un cambio radicale non solo nel modo di produrre energia elettrica e termica, che entro il 2040 dovrà escludere l’uso delle fonti fossili, ma anche nel modo di approvvigionamento, di distribuzione, di consumo attraverso un modello distribuito da fonti rinnovabili in cui i consumatori (cittadini, amministrazioni e imprese) diventano produttori e autoconsumatori e in cui gli elettrodomestici non saranno solo più punti di consumo, ma anche fonti di accumulo.È questa la denuncia di Legambiente Puglia in occasione anche quest’anno della visita della Goletta Verde – approdata proprio oggi in Puglia. Goletta Verde di Legambiente quest’anno non viaggia come sempre coast to coast, ma assume una formula inedita a causa delle restrizioni e del distanziamento fisico imposti dalla pandemia. Citizen science e territorialità sono le parole chiave per continuare a non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e sugli abusi che minacciano le coste. Tra i grandi temi portati avanti dalla Goletta si inserisce naturalmente la questione climatica e la lotta alle fonti fossili che l’innalzamento delle temperature ci impone di sostituire subito con le tecnologie pulite.

“Non esiste alcuna ragione tecnica, ambientale, sociale o climatica per continuare a puntare sulle fonti fossili – afferma Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente -. Il nostro Paese è già dotato di un numero sufficiente di impianti a gas che basterebbe far lavorare qualche ora in più l’anno per sopperire alla chiusura dei 7.900 MW di centrali a carbone. Invece si continua pensare a nuove centrali, rese economicamente vantaggiose dal nuovo sussidio del capacity market. Una strategia climatica che ha davvero poco senso di fronte alla potenza degli eventi estremi che attraversano ormai ogni anno il nostro Paese e di fronte ai soli 8 anni che abbiamo di fronte per invertire la rotta. Il tutto sprecando risorse che dovrebbero essere esclusivamente investite su bonifiche, fonti rinnovabili, sistemi di accumulo ed efficienza. Il tutto mentre nel nostro Paese le fonti rinnovabili sono praticamente quasi ferme, con tassi di crescita che porterebbero il raggiungimento degli obiettivi climatici fra 20 anni.”

Alla fine del 2018, le nuove rinnovabili installate (solare ed eolico) in Italia erano pari a 30.372 MW, nella sola regione Puglia erano pari a 5.221 MW. Se guardiamo più nello specifico la presenza di fonti rinnovabili sul territorio, abbiamo che la provincia di Brindisi ha una potenza installata di 596,6 MW, e per di più nel petrolchimico è attiva la centrale termoelettrica a turbogas di Enipower della potenza di MW 1.170. Questo rapporto dimostra con evidenza che l’apporto della centrale di Brindisi alla produzione di energia elettrica nazionale può essere colmato con una crescente produzione da fonti rinnovabili ad alta efficienza e da tecniche di accumulo sempre più avanzate, da affiancare a politiche di efficienza energetica per ridurre la domanda.

“Con circa 49mila impianti da fonti rinnovabili, la nostra Regione contribuisce a traghettare il Paese verso la decarbonizzazione – spiega Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia -. Negli ultimi anni si registra una crescita costante delle rinnovabili sia in termini di potenza installata sia sul fronte della produzione di energia. Ora serve incentivare l’autoproduzione, promuovendo la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato e l’avvio di politiche concrete di mobilità sostenibile. L’alternativa valida per Brindisi proposta da Legambiente arriva dal mondo della scuola grazie a un solido rapporto costruito nel tempo. Fondamentale è ridefinire le vie di comunicazione riservando la litoranea al trasporto lento e ciclabile; riconvertire la linea ferroviaria in una linea di metropolitana leggera, ciò accanto a una programmazione del parco di Fiume Grande – Saline di Punta della Contessa con la creazione di una riserva integrale orientata e una zona C destinata ai servizi”.

“Per noi è importante inoltre – continua Tarantini – favorire la riconversione dell’ex poligono di tiro a centro di ricerca di biologia marina e di educazione ambientale, mentre nei 270 ettari di proprietà dell’Enel occorre spingere sulla creazione di una Cittadella della Scienza con museo dell’energia e un percorso espositivo dagli impianti termoelettrici alle fonti rinnovabili. Infine sarebbe opportuna la creazione di un centro di ricerca, consulenza e assistenza per la promozione di start up sulla smart energy; l’utilizzo dei carbonili in legno coperti per un centro eventi e un palazzetto dello sport; la  realizzazione di un impianto solare termodinamico e un impianto di produzione di energia elettrica e idrogeno da moto ondoso a tutela della fragile falesia”.

La Regione Puglia, secondo i dati Terna, ha consumato nel 2018 16,7 TWh di energia elettrica, di cui 7,9 TWh, pari a circa il 47% dell’energia richiesta, prodotti dagli oltre 49 mila da fonti rinnovabili presenti nel territorio. Tra le rinnovabili il maggior contributo arriva dall’eolico con 4,5 TWh, seguita da 3,3 TWh di fotovoltaico. Numeri che già da soli indicano la necessità per questa grande terra, che nasconde un enorme potenziale di produzione viste le caratteristiche, di dover incrementare in modo importante e urgente la produzione da energia verde se si vuole entro il 2030 raggiungere almeno gli obiettivi climatici.

Sul fronte del gas invece, la Puglia si conferma purtroppo ancora terra di estrazioni, qui infatti nel 2019 sono stati 78,4 milioni i mc di gas fossile estratti solo sulla terra ferma, rendendo la regione il quinto territorio in Italia.

Legambiente è impegnato nella campagna #ChangeClimateChange che chiede lo stop alle fonti fossili e la transizione verso le energie rinnovabili. Le fonti fossili – come petrolio, carbone e gas – sono la principale causa dei cambiamenti climatici. La loro combustione per produrre energia elettrica e termica è responsabile dell’81% delle emissioni climalteranti complessive. Abbandonare definitivamente i combustibili fossili a favore di un sistema energetico sostenibile è indispensabile. La ricerca e le innovazioni in questo campo consentirebbero di trasformare oggi stesso le nostre città in comunità energetiche autosufficienti, alimentate in modo 100% rinnovabile e accessibili a tutti, anche alle famiglie incapienti. Non parliamo solo di passare a fonti pulite dal punto di vista ambientale e convenienti da quello economico, ma anche rivoluzionarie dal punto di vista sociale, per creare un sistema energetico più aperto e democratico e porre fine a gran parte delle guerre nel mondo causate proprio dalla corsa alle risorse energetiche.

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