Goletta Verde

Goletta verde in Puglia. Illeciti a danno di mare e coste, abusivismo edilizio ed erosione costiera

Legambiente “Si ragioni a 360 gradi per la tutela dell’ecosistema pugliese. É la chiave anche per un’economia virtuosa che punta al turismo e allo sviluppo sostenibile”.

Goletta Verde arriva in Puglia e sbarca a Trani. Il primo appuntamento della nona tappa del viaggio della storica imbarcazione di Legambiente è dedicato ad alcuni temi estremamente importanti per la Puglia: l’erosione costiera e l’abusivismo edilizio. Non è mancato anche un momento di riflessione e confronto sulle problematiche della Provincia di Barletta-Andria-Trani in cui è ospitata la tappa quest’anno.

Ne hanno parlato, nel corso di un incontro che si è tenuto questa mattina a Trani, Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente, Ruggero Ronzulli, presidente Legambiente Puglia, Cristiana Biondo, portavoce di Goletta Verde, Amedeo Bottaro, sindaco di Trani, Pierpaolo Pedone, vice-presidente della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Debora Cilento, consigliera regionale della Puglia, Vito Bruno, direttore generale Arpa Puglia, Raffaella Merra, assessora all’ambiente Comune di Trani, Pierluigi Colangelo, presidente Legambiente Trani.

A differenza del Nord Italia, nelle regioni del Sud Italia il fenomeno dell’abusivismo edilizio ha pesantemente compromesso il territorio e le demolizioni sono ferme da anni. Il dossier Abbatti l’abuso di Legambiente fa emergere con chiarezza una penisola spaccata in due. Sulla base delle risposte complete date dai 1.819 comuni (su 7.909) al questionario di Legambiente emerge che nella Penisola dal 2004 (anno dell’ultimo condono) al 2020 sono stati abbattuti solo 18.838, il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, un dato trainato dall’attività degli enti locali delle regioni del Centro Nord.

Valutando il rapporto tra ordini di demolizione e abbattimenti, la performance migliore è quella del Veneto, con il 66,8%; quella peggiore è della Puglia, con il 4% di esecuzioni, solo 71 su 1.790 ordinanze emesse.

L’erosione costiera si aggiunge a questo allarmante quadro. Il dossier di Legambiente Rapporto Spiagge 2021. La situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane scatta una fotografia aggiornata e dettagliata dei lidi italiani facendo il punto anche su nodi irrisolti, questioni ambientali da affrontare ed esperienze green che arrivano da stabilimenti e amministrazioni che hanno deciso di puntare sulla sostenibilità ambientale.

La costa della Puglia si sviluppa per 995 km, di cui 370 di costa bassa e 533 di costa alta (Dati TNEC – Ministero Ambiente 2018). L’evoluzione del litorale è stata fortemente influenzata fin dagli anni 50 del secolo scorso sia dalla rimozione della duna costiera, sia dalla costruzione di importanti opere a mare, come ad esempio il porto di Margherita di Savoia a Barletta o sul litorale salentino adriatico, dove tra Santa Cesarea Terme, Roca, Torre dell’Orso e Otranto, la costa si sta ritirando anno dopo anno. Si è passati, infatti, dai soli 40 km di costa sabbiosa in arretramento a ben 195 km di spiagge in erosione, pari al 65% delle coste basse pugliesi.

Abbiamo bisogno di un cambio di direzione, che deve passare necessariamente per la tutela delle coste e del territorio – dichiara Ruggero Ronzulli, Presidente di Legambiente Puglia. La Puglia è una regione a vocazione turistica, l’abusivismo edilizio e l’erosione costiera stanno provocando non solamente un danno ambientale, ma anche economico. A questa difficile situazione si aggiungono i dati di Mare Mostrum 2021 che ci indica che le regioni dove si concentra il maggior numero di reati sono la Campania seguita da Sicilia e Puglia. Quest’ultima, secondo il dossier dedicato agli illeciti a danno delle coste e dei mari, conta numeri purtroppo ancora molto importanti: a fronte di 2.965 infrazioni accertate, il 13,3% del totale nazionale, sono state 2.686 le persone denunciate e arrestate e 1.016 i sequestri effettuati dalle Forze dell’Ordine. Abbiamo il dovere di salvaguardare il territorio, le coste, ma anche la cittadinanza che si trova oppressa tra abusivismo edilizio, erosione delle coste e una quantità inaccettabile di illeciti”.

Procedere con gli abbattimenti spiega Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – è il migliore deterrente perché si scongiuri il sorgere di nuovi abusi edilizi. Il quadro che emerge dal nostro dossier conferma la necessità, non più procrastinabile, di avocare allo Stato il compito di riportare la legalità dove le amministrazioni locali non sono riuscite a farlo per decenni. Per questo, su proposta di Legambiente, lo scorso anno è stata approvata una norma inserita nel decreto Semplificazioni che assegna alle prefetture la responsabilità di demolire vista l’inerzia prolungata dei Comuni. La sconcertante circolare interpretativa della legge del Ministero dell’Interno tradisce il senso e l’obiettivo di quanto approvato in Parlamento. Per questo Legambiente ha elaborato un emendamento all’ultimo decreto Semplificazioni del governo Draghi con l’obiettivo di eliminare ogni margine di dubbio circa la sua applicazione. Alla ministra Lamorgese e al Parlamento chiediamo – continua Ciafani, di rivedere e correggere la nota interpretativa del ministero riaffermando il potere d’intervento dei Prefetti su tutte le ordinanze emesse dai Comuni. Per liberare il Paese dallo sfregio del cemento selvaggio e dall’abusivismo impunito serve un netto cambio di direzione che solo la classe politica può intraprendere, non sono ammessi più ritardi o passi falsi”.

Tra le problematiche principali della provincia di Barletta-Andria-Trani, territorio in cui fa sosta la tappa di Goletta Verde, ci si è soffermati sulla discarica di Trani ed anche sul recente studio e biomonitoraggio delle unghie dei bambini che ha toccato la città di Barletta.

Si pone, come indispensabile, un complessivo percorso attraverso una pianificazione provinciale del ciclo del trattamento dei rifiuti da integrare con una più generale pianificazione regionale ed un costante monitoraggio dei fattori di rischio – ha sottolineato Pierluigi Colangelo, presidente di Legambiente Trani – , come richiesto anche nella vicina città di Barletta con il biomonitoraggio, al fine di offrire certezza ai territori. In tal senso quanto alla annosa questione della discarica di Trani si ribadisce come non sia sufficiente un atto amministrativo o un cautelare provvedimento dell’autorità giudiziaria per considerare chiusa una discarica la quale potrà cessare di rappresentare un pericolo solo se colmata integralmente. Una volta compiuti gli interventi di messa in sicurezza occorre quindi riportare il bacino della discarica comunale, in realtà una ex cava, a livello del terreno agricolo circostante affinché la si possa concretamente considerare chiusa e così anche scongiurare il possibile appetito di chi immagina di poter sempre riattivare la discarica di Trani, non certo nuova all’improvvisa accoglienza di rifiuti provenienti da altre parti di Italia per far fronte alle emergenze ambientali sempre pronte a riesplodere”.

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